Ddl concorrenza, cattive notizie per Poste Italiane

Il governo può revocare a Poste il monopolio per la consegna di atti giudiziari. Un business da oltre 300 milioni di euro. Decisive le pressioni dell'Antitrust.

Sabato, 27 Febbraio 2016 10:36

Ddl concorrenza, cattive notizie per Poste Italiane

La legge sulla concorrenza potrebbe presentare amare sorprese per Poste Italiane. Il carrier da poco sbarcato in Borsa rischia di vedersi revocato un monopolio che le sta molto a cuore: quello della consegna degli atti giudiziari, un business da 300 milioni. Il ddl, ora fermo alla commissione Attività produttive del Senato, potrebbe ribaltare quanto deciso alla Camera, dove il gruppo strappò una proroga per mantenere quest’attività in solitaria fino al giugno del 2017. CORSA CONTRO IL TEMPO. Adesso si ritorna a quanto previsto nel testo preparato dal ministero dello Sviluppo: giugno 2016, cioè poco più di tre mesi. I relatori Luigi Marino (Ap) e Salvatore Tommaselli (Pd) sono di fronte a una vera corsa contro il tempo, visto che la lettura del testo nella commissione guidata da Massimo Mucchetti ha registrato non pochi ostacoli sulla strada. Da un lato, il calendario di Palazzo Madama è stato monopolizzato dalla legge sulle unioni di fatto; dall’altro, la commissione Bilancio ha ritardato i suoi pareri, impegnata com’era sul decreto Banche. Senza contare che il provvedimento è un omnibus che spazia tra finanza, assicurazioni, energia, farmaci e professioni. LE PRESSIONI DELL'ANTITRUST. Tutte misure, a differenza di quanto sta accadendo per Poste, dove la maggioranza si sta muovendo con molta cautela, come dimostrano i tentativi di rinviare la fine del servizio elettrico di maggior tutela o gli sconti sul Rca auto, che favorirebbero le aree del Sud. Di conseguenza, altri rallentamenti potrebbero essere decisivi. A spingere il Senato a fare un passo indietro rispetto alla Camera sono state soprattutto le pressioni dell’Antitrust. A fine ottobre il suo presidente, Giovanni Pitruzzella, disse davanti alla stessa commissione Industria di Palazzo Madama che non solo bisognava tornare alla disposizione originaria, ma che si doveva presto arrivare alla «riperimetrazione del servizio universale», aprendo il settore al sistema delle gare. UN BUSINESS DA 300 MILIONI. Con lui anche gli altri attori della logistica italiana. La consegna degli atti giudiziari è un business che vale almeno 300 milioni di euro. Per il gruppo guidato da Francesco Caio è un’attività pari all’1% del sito d’affari complessivo, ma è centrale per i piccoli operatori. Non a caso, nei mesi scorsi Luca Palermo, presidente di Fise Are (l’associazione di categoria legata a Confindustria), era sbottato: «Altri due anni di monopolio su un’area di riserva era proprio quello di cui non si sentiva il bisogno; spiace peraltro che questo accada proprio in un disegno di legge che dovrebbe liberalizzare i mercati e potenziare la concorrenza tra gli operatori economici».


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